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La sfida dei centomila passi

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Sono onorata di poter ospitare Alessandro Accalai su questo blog.  E non aggiungo altro, vi lascio a lui:

“L’obiettivo che inseguo sta fuori dalla mia area di comfort. Oltre un confine visibile solo ai miei occhi. Non ho alternative. E per vincere devo sfidare l’ignoto.”

Ho raccontato la sfida dei centomilapassi con queste parole. Ad un giornalista che mi domandava perché una mattina ho iniziato a correre per portare acqua pulita ai bambini del Casamance.

Il Casamance sta nel sud più estremo del Senegal. A sette ore di corriera da Dakar. Nei villaggi delle aree rurali l’acqua non c’è.

Occorre camminare per almeno due ore.

Riempire vecchie bacinelle con acqua che da noi sarebbe “acqua sporca”.

E camminare.

Camminare per altre due ore.

Per tornare al villaggio. Non sempre sane e salve.

Perché questo lavoro lo fanno le donne, nel villaggio. Lo fanno donne che sono anche mamme ma anche solo bambine. Spesso poco più che bambine. Che crescono in fretta. Troppo in fretta.

I bambini del Casamance devono avere acqua pulita nei loro villaggi.

Prima possibile. Adesso, subito.

Servono pozzi e reti idriche. E servono fondi, risorse. Serve qualcuno che poi realizzi quelle opere, che vada in contesti complessi e talvolta ostili a costruire. Non è facile.

Vivo – vivevo – in una area di comfort fatta del mio lavoro di manager in una multinazionale, di mille interessi e passioni, di sport, della mia famiglia, di amici, di contesti conosciuti o da esplorare in sicurezza. E’ fatta di libri e di letture, di fotografie di suoni. Ci sono orari e abitudini, spesso sregolati ma ordinati, a loro modo. Tutto conosciuto. Tutto a portata di mano. Come avere il cruscotto davanti. Ecco, questa è l’area di comfort. Sapere quale pulsante premere. Sempre. In qualunque contesto.

Per arrivare in Casamance portando acqua pulita a quei bambini devo uscire da quest’area. In fretta. Ed iniziare a costruire una strada. Perché se resto confinato nella mia area di comfort in Casamance arrivo si, ma a mani vuote.

Il primo passo oltre quel confine invisibile sei solo. Immensamente solo.

Poi scopri che ogni passo che ti allontana dalla tua area di comfort ti avvicina alla Vita.

In un percorso fatto di idee e di intuizioni, di nuove persone incontrate lungo strada, di sorprese e di entusiasmi. Paura mai. Rispetto sempre.

Uno spazio di te dedicato ogni giorno, ogni minuto, ogni istante a quel progetto. Acqua. Bambini. Casamance. In quel percorso trovi il mondo reale, quello dei runners e delle persone che costruiscono, degli amici che sostengono, che donano, che raccolgono fondi con te. E che parlano ai loro amici di te. E del tuo sogno. Che ha smesso intanto di essere un sogno per diventare progetto.

Ho pianto commosso, di nascosto e più volte, vedendo persone che non mi conoscevano donare dei soldi mentre mi ringraziavano. E sarei dovuto essere io a ringraziare loro. In quel percorso trovi il mondo virtuale, quello che legge di questa sfida sui social network, sul blog, in ogni angolo di web dove abbiamo lasciato l’impronta con uno dei nostri centomila passi.

In questi sei mesi non ricordo più quante persone nuove ho incontrato, quante mani ho stretto, per quanti sorrisi ho ringraziato. Ho corso tanto. Una maratona, qualche mezza maratona, altre piccole gare. E poi allenamento. Tanto allenamento. Impegni, tempo da riorganizzare, ridefinire schemi e situazioni, gestire nuove dinamiche.

Un sorriso perennemente stampato sul viso. Un sorriso che hai dentro. E poi emozioni, nuove ogni giorno.

Ed un traguardo meno lontano adesso.

Quella che ho iniziato a costruire credo che non sia una piccola stradina. Ne sono certo, anzi. Perché non vedo vicina una nuova area di comfort. Quelli bravi vi direbbero che le cose importanti vanno scritte all’inizio. Che poi il lettore si distrae. Io non sono bravo. E la cosa più importante ve la dico adesso, alla fine.

Se quello che avete dentro è un sogno lo riconoscete perché sta lontano.

Ricordate però che il sogno non si avvicinerà mai a voi. Siete voi che vi dovete muovere.

Ma dimenticate le strade che percorrete nella vostra quotidianità. Quella che vi porterà al sogno è una strada tutta nuova. Tutta da costruire. E per costruire quella strada vi ho raccontato cosa cerco di fare io.

C’è vita la fuori. Credetemi.

Alessandro Accalai

alessandroaccalai@mail.com

Link per saperne di più:

http://www.acra.it/

https://www.instagram.com/alessandroaccalai/

http://forkidsforlife.org/

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