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Sull’atteggiamento del maratoneta

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Bello svegliarsi e trovare nella posta un nuovo articolo di Alessandro Accalai da pubblicare nel mio blog… Buona lettura!

Corsa salitaIn genere accade intorno al decimo chilometro.

Quando sai di averne ancora più di trenta davanti. Che ti domandi perchè sei li. Perchè hai indosso due scarpe da corsa ed una canotta. Che guardi il tuo cronometro. E vedi che stai correndo da appena cinquanta minuti. E che sai di dover correre ancora per altre tre ore almeno.

In genere accade quando hai di fronte la prima salita. E ci sono 35° all’ombra attorno a te. Che però corri sotto il sole. E l’asfalto è bollente sotto i tuoi piedi. E la gola arsa.  E sei solo.  Solo.

Accade che ti sembra impossibile. Arrivare a quel cazzo di traguardo. Arrivare in cima a quella salita. Ti sembra impossibile. Il cuore che vorrebbe scoppiarti in mano. E la musica che ti suona dentro cattiva. Dura. Ma detta il passo quella musica. Sostiene il tempo. Da energia alla mente.

Non è vero che un maratoneta corre con le gambe. Le gambe sono solo un mezzo di trasporto. Il maratoneta corre innanzitutto con la sua testa. Lì è nascosta la chiave di tutto.

Il maratoneta arriva al traguardo solo. E arriva solamente se tiene il giusto atteggiamento. Sempre.  In ogni istante.  In ogni maledetto istante.

La salita è un concetto fisico.  Salire invece è un approccio mentale.

Per affrontare una salita il maratoneta sceglie di “sentirla” come una discesa. Lo comunica alla sua mente.

“Hey, preparati bellezza. Inizia una bella discesa. Ci divertiamo”.

Quando la testa del maratoneta inizia la discesa cambia passo. E lo sguardo si fa cattivo. Fa paura. Gli occhi diventano lame affilate. Ed il maratoneta va.  Lui scende lungo la salita.  E va.

Atteggiamento vincente. Sempre.

Anche quando il maratoneta è ultimo. Quando è ancora più solo: Ma atteggiamento uguale a chi guida la corsa.

Guardate in volto il primo e l’ultimo. Stessa cattiveria. Stessa rabbia. Stessa determinazione.

Atteggiamento vincente.

Anche quando l’acqua è finita. La bocca brucia. Ed il prossimo rifornimento è distante. E pensi di non farcela. Ma ce la farai.

Che ci vuole ben altro per fermarti. Che ti alleni da mesi. E non ti fermerai adesso. Per un cazzo di rifornimento che tra un po’ arriverà. E dici alla tua bocca di aspettare. Che hai altro a cui pensare.

Hai una strada a cui pensare.

Hai un avversario a cui pensare.

Hai un traguardo a cui pensare.

Atteggiamento vincente.

Anche quando la strada cambia in superficie. L’asfalto si fa irregolare. Trovi i sassi e le buche. Il terreno si fa sconnesso. Perchè il terreno che cambia sotto i piedi non fa paura al maratoneta.  Anzi.  Lo esalta.  Raddoppia le energie. Sono gi avversari che devono stargli dietro.  Lui è davanti.  Detta il passo.

Conosce se stesso.  Il problema è degli altri.  Non suo.  Lui sa dove vuole arrivare.

Sono gli altri che devono stargli dietro. Se sono disposti a sopportare il passo che cambia. Se ne hanno le forze. Ecco. Se gli avversari sono davvero forti è quando tu cambi passo che devono dimostrarlo.

L’atteggiamento del maratoneta si costruisce nel tempo. Allenamento. E’ li che si costruisce l’approccio vincente. Capire che hai le forze. Perchè hai percorso migliaia di chilometri per preparare quella maratona. Ed in fondo sono appena 42 chilometri. Niente in confronto alle distanze massacranti percorse per mesi.   Il maratoneta può cadere. Ma si rialza più forte di prima.

Il maratoneta non ha paura del confronto. E’ sicuro di se stesso.

CentomilapassiIl maratoneta vince comunque. Ma solo perchè è la sua testa che lo vuole.

Il maratoneta non parla mai alle sue gambe.

Il maratoneta parla solo al suo cuore.

Il cuore del maratoneta sa sempre cosa vuole.

Per questo il bravo maratoneta ha imparato dalla Vita a tenere sotto controllo il suo cuore.

Il bravo maratoneta il suo cuore lo controlla sempre e solo con la sua testa.

Perchè l’atteggiamento nasce dal cuore.

Li dentro è riposta ogni speranza di arrivare al traguardo.

Li dentro è riposta ogni speranza di arrivare in cima a quella maledetta salita.

E sempre da solo, chiaro.

Alessandro Accalai

Manager, roadrunner & fundraiser 2.0. | Penso contromano.

http://forkidsforlife.org

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