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La postura mentale condiziona i tuoi risultati

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Sento spesso dire:“Tieni la schiena dritta!”, per ricordare che la postura è importante. Ogni volta che accade penso: “anch’io lancio spesso dei “promemoria”, ma lo faccio a proposito della “postura mentale!” (più avanti ti spiego cosa intendo con questa espressione).

Anche gli abiti assolvono alla funzione di promemoria sulla postura. Lo fanno sia per gli uomini che per le donne. Cito a proposito un brano tratto da “La moda” di George Simmel

“Il vestito nuovo condiziona il nostro comportamento più di quello vecchio che si è completamente adattato ai nostri gesti, cede senza resistenza ad ognuno di essi e spesso rivela le nostre innervazioni nelle minime particolarità”

[Tratto da “La moda” di George Simmel]

Per qualcuno la diffidenza è un abito vecchio, “completamente adattato ai gesti” (replicata in ogni ambito della vita e verso chiunque); la fiducia, invece, è un abito nuovo e non si adatterà subito alle relazioni. Oppure, la disorganizzazione per qualcuno è un abito vecchio, che condiziona le giornate e i risultati; la disciplina è un abito nuovo, piuttosto stretto e in cui sarà decisamente difficile entrare.

Continuiamo sul parallelismo fra moda, postura fisica, postura mentale.

Ripensa.

L’ultima volta che hai indossato un paio di scarpe nuove, di un genere che non ti è usuale… L’ultima camicia un po’ particolare, fuori dal tuo consueto… L’ultimo capo (anche d’intimo, perché no?) che usciva dai tuoi soliti schemi…

  • Come ha condizionato i tuoi movimenti?
  • Prestavi meno o più attenzione?
  • Come ti faceva sentire?

[Fermati, scrivi le risposte e poi prosegui nella lettura]

Se cambio la mia postura mentale cambiano anche i miei risultati

Simmel continua così:

“Sentirsi «più comodi» in un vestito vecchio che in uno nuovo, significa che l’abito nuovo ci impone il suo statuto formale: dopo aver portato il vestito per un po’ di tempo, questo statuto trapassa gradualmente in quello dei nostri movimenti. Per questo il vestito nuovo conferisce a chi lo porta una certa uniformità sovrindividuale nell’atteggiamento”

“Uniformità sovraindividuale nell’atteggiamento”? “La postura mentale!”, ho pensato mentre rileggevo quelle parole.

Fra parentesi, non so se questa espressione esiste o se me la sono inventata. Non ho trovato altre citazioni in merito, se le avessi le avrei menzionate. Però continuerò ad usarla perché la trovo molto efficace. Chiusa parentesi.

Per parlare di “postura mentale” dovremmo un attimo riprendere il significato del termine “postura”:

Postura: s. f. 1. lett. Posizione, positura: la corretta p. delle mani sulla tastiera; part. in fisiologia, l’atteggiamento abituale di un animale, determinato dalla contrazione di gruppi di muscoli scheletrici che si oppongono alla gravità.”

Tratto da “Il dizionario della lingua italiana” di G. Devoto e G. C. Oli

Ergo, se collego quello che diceva Simmel con questa definizione…

L’abito condiziona la postura, la postura condiziona i nostri comportamenti, i nostri comportamenti determinano i nostri risultati.

Tutti a fare shopping, coach?

Può essere, non è escluso. Prima però facciamoci un’altra domanda:

Quale ruolo ha la mente in tutto questo?

Ecco, per capirlo, dovresti andare a riprendere le risposte che hai scritto poco fa (avevi seguito il mio consiglio e le avevi scritte, giusto?).

Molto probabilmente troverai frasi simili a quelle che ho sentito io nelle sessioni di questi giorni:

  • “Sono tornata a casa e mi sono cambiata! Non vado mai ad un appuntamento importante con qualcosa di nuovo perché ho bisogno di sentirmi sicura in ciò che indosso!”
  • “Ci gioco e gioco con me stessa!”
  • “Mi sento fantastica!”
  • “Cerco di convincermi!”

Nel momento in cui sei nei nuovi panni, la tua mente ha un feedback diverso su di te, sulla percezione che hai del tuo corpo, sulle reazioni che susciti negli altri. Non resta ferma, lavora. Non solo. Che ti faccia adeguare o ti faccia scappare, qualcosa fa: da quel momento, avrai con te un’informazione in più che porterà altre riflessioni.

Di cosa è fatta la postura mentale?

I muscoli che si contraggono si chiamano convinzioni e valori; la gravità a cui si oppongono è, dal mio punto di vista, tutto ciò che ci ostacola.

Una postura mentale “rassegnata” è fatta di “non ce la faccio”, “non ne sono all’altezza”, “non si può fare”, …

Una postura mentale “eretta” è composta da “posso trovare un modo”, “non ce la faccio (per il momento)”, “posso imparare molto da questa esperienza”, “posso impegnarmi per raggiungere ciò che desidero”, …

Ma cosa ti “obbliga” a fare un cambio d’abito (reale) che, a sua volta, cambierà la tua postura (fisica)?

Beh, rifletti: puoi scegliere un abito a prescindere dal contesto?

No.

Non puoi scegliere l’abito mentale senza pensare al “contesto mentale”.

Sì, sto parlando del tuo obiettivo, ovvio.

Se, per esempio, vuoi diventare un/a leader o imprenditore/imprenditrice, devi cominciare a entrare in quegli abiti, studiando i pensieri di chi lo è stato (si chiamano “modelli“), e sperimentarti con essi nella vita quotidiana.

[Leggere/studiare/informarsi senza costruirsi delle situazioni in cui fare esperimenti, è inutile, lo sai vero? Equivale a comprarti l’abito nuovo e non metterlo: hai speso tempo e soldi e non saprai mai quale piega diversa avrebbe potuto prendere la tua vita… Non mi pare una gran furbata…]

A ben vedere, un abito nuovo (mentalità vincente) è anche quello che costruiamo nelle sessioni di coaching, aggiungendo ricami, tagliando eccessi che non ti valorizzano, sagomando il pensiero affinché il tuo (com)portamento sia speciale in ogni situazione della vita e funzionale al risultato che desideri.

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