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Opportunità e reazioni alle opportunità

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Come definiresti un’opportunità? Per me, l’opportunità è quel momento in cui la trama del destino e quella del tuo piano d’azione smettono di viaggiare ognuna per conto proprio e decidono di incrociarsi, convergendo sullo stesso punto.

Cosa accadrà dopo, sta tutto nel modo in cui quell’incontro è avvenuto. Se ho lasciato che avvenisse, ovvio.

C’è chi ignora le opportunità.

Nel senso che:

  • Non sa proprio che esistono (assenza di informazioni in merito)
  • Non sa riconoscerle (incapacità di vederne l’utilità)

Un esempio: sei in treno, stai raggiungendo la tua destinazione, stai pensando a tutto ciò che potrebbe accadere e non ti accorgi della persona al tuo fianco che, per un motivo qualsiasi potrebbe stravolgerti la vita… Se i tuoi occhi sono puntati solo su di te, come puoi accorgertene?

Oppure, come mi diceva una mia coachee questa mattina:

«Un po’ mi fanno rabbia perché non si rendono conto che è un’occasione imperdibile per allargare il loro business…»

Certo. Ma è sempre così difficile, non trovi? Voglio dire: ognuno di noi ha il proprio obiettivo che deve portare a termine. Ogni decisione esclude tutto il resto (o almeno tutto ciò che non c’entra direttamente).

Si può imparare a riconoscere e sfruttare le opportunità che ci presenta la vita
(Photo by Charlene D on Unsplash)

Il vantaggio di vedere gli errori sugli altri consiste in quell’istante in cui ti metti allo specchio e ti chiedi:

  • Cosa sto facendo per evitare lo stesso errore?
  • Come sto restando flessibile?
  • Com’è costruita la mia rete di informazioni?
  • Cosa sto facendo per restare al corrente di opportunità che, apparentemente, non c’entrano nulla con ciò che voglio realizzare?
  • In che modo i miei sensori sono allertati sulla vita che scorre attorno a me?

Se riesci a rispondere a queste domande, il tuo mondo potrebbe ritrovarsi così pieno di opportunità da non saper neppure come fare a coglierle. Il che, lasciamelo dire, è un bel problema. Ce ne fossero di problemi così!

C’è chi scappa.

Magari è capitato qualche volta anche a te. Quell’evento particolare, quella persona particolare, quella situazione particolare… “Particolare” in ogni senso: si può scappare sia di fronte a qualcosa che mette addosso molta “paura” (che ci mette alla prova, che può fare emergere alcuni nostri limiti) sia di fronte a qualcosa di molto “attraente” (Eggià! Possiamo essere bravissimi anche nel temere la felicità).

Beh, qui si tratta di ascoltare il nostro critico interiore:

  • Mettere a fuoco il pensiero che mi fa scappare, magari con questa domanda: “Vorrei sfruttare l’opportunità di […] ma temo di/che…”
  • Chiedermi: “con il timore di/che… cosa voglio proteggere o evitare?”
  • Montare il tutto in un’unica domanda: “come posso sfruttare l’opportunità di […] e contemporaneamente proteggermi/evitare di…?”

È assai arduo rispondere ai punti 2. e 3. Su questo siamo d’accordo. Però, se ci riesci, ti assicuro che la tua vita svolta completamente.

Se non ci riesci puoi chiedere una mano, ovvio. Sempre se non decidi di scappare anche dal confronto… Aiuto! Un cane che si morde la coda!

C’è chi reagisce e basta.

C’è l’evento in città. Bene. Mi metto in un angolo, ma vado. Oppure faccio presenza ma intanto penso agli affari miei. Può accadere anche questo no? Il destino mi mette sulla strada un’occasione, cerco di sfruttarla ma non ci riesco davvero fino in fondo.

Insomma, fin qui ci sono, ma perché non la faccio davvero mia?

  • Cosa mi disturba? Su cosa sono concentrati i miei pensieri?
  • Cosa penso davvero di questa opportunità?
  • In che modo mi sarà utile?
  • Quali perplessità ho in merito?
  • Come posso concentrarmi sul momento presente?

C’è chi sfrutta le opportunità.

Beh, questi sono l’esempio in carne e ossa dell’applicazione del concetto di antifragilità di Nassim Nicholas Taleb:

“L’antifragile ama il caso e l’incertezza, il che significa anche, ed è fondamentale, che ama l’errore, o perlomeno un certo tipo di errori. […] l’antifragile migliora […] Dato che la robustezza perfetta non si può raggiungere, occorre un meccanismo che aiuti il sistema a rigenerarsi continuamente da solo, sfruttando eventi casuali, collassi imprevedibili, fattori di stress e volatilità anziché subirli […]”

No, non parliamo di opportunisti che sono un’altra cosa e non ci piacciono (a me, no di sicuro!).

Adoro invece quelle persone che hanno l’indubbia capacità di saper cogliere l’occasione che il destino gli ha servito su un piatto d’argento e la integrano nel loro viaggio. Sono arrivate preparate (non sono certo rimaste inoperose a confidare nel caso!). Forse la stavano anche aspettando. Di certo, sapevano che, se fosse arrivata, non se la sarebbero fatta sfuggire. Qual è la domanda che tipicamente si pongono?

Come posso avvantaggiarmi di questo evento/ incontro/ imprevisto/ sfiga?

Applausi!

C’è chi si crea le opportunità.

Uh, questi sono fantastici.

Nulla fa al caso loro? Lo inventano.

Non riescono ad incontrare quella tal persona? Si chiedono come posso fare per trovare l’escamotage giusto.

Nessuno se li fila? Si chiedono come possono fare per essere notati.

Sono in un luogo con pochi stimoli? Si aprono nuove strade.

Da soli non rendono abbastanza? Si creano un gruppo!

Ok, ma come fanno?

Guardano in alto, guardano lontano, guardano oltre. Non si accontentano, no.

Ciò che hanno realizzato è buono anche se non ancora sufficiente; apprezzano ciò che possiedono anche se sanno di poter avere di meglio. Cercano e trovano la via giusta, anche se questo potrebbe significare dover aiutare i pianeti ad allinearsi nel modo corretto.

Ci sono, esistono, non sono alieni anche se quando li incontri possono sembrarlo.

Non hanno nulla di diverso da te, salvo una mentalità vincente.

Ho detto poco? Eh, no. La mente è tutto. Ma ci stiamo lavorando, no?

Manca la conclusione, coach!

Giusto, grazie per avermelo ricordato! Eccola!

Ci comportiamo sempre nello stesso modo? Ma nemmeno per sogno!

La stessa persona, in momenti diversi della sua vita e di fronte ad opportunità differenti, può aver preso decisioni anche opposte.

Non è bellissimo tutto ciò?

Non vedi quanti margini di miglioramento e quante opportunità nuove all’orizzonte?

Che meraviglia…

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